Uno studio condotto su dei topolini modificati per riprodurre i sintomi della sindrome di Down, pubblicato sulla rivista "Brain" e condotto da un gruppo di ricercatori del dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie dell'università di Bologna guidato dalla Dottoressa Renata Bartesaghi dimostra come l'uso di un antidepressivo di largo impiego come la Fluoxetina possa ridurne i deficit cerebrali.
La sindrome di Down è piuttosto diffusa, colpendo 1 su 700/1000 nati, e dipende dalla triplicazione del cromosoma 21, le manifestazioni cliniche possono essere diverse, ma la disabilità a livello cognitivo è sempre presente e si manifesta sin dalla nascita.
Alcuni studi erano già stati compiuti per valutare la possibilità di somministrare farmaci dopo la nascita, la novità sta nel fatto di poterli somministrare durante la gravidanza e cioè proprio quando inizia lo sviluppo cerebrale.
Le persone affette da sindrome di Down, hanno una massa cerebrale inferiore e con un minor numero di connessioni dendritiche il tutto dovuto ad un difetto nella formazione dei neuroni a livello embrionale, aggravato da una difettosa maturazione dei neuroni stessi.
Fino ad ora i risultati sono incoraggianti, dice la Bartesaghi, ma solo la sperimentazione clinica ci dirà se questa terapia così efficace nei topolini lo sarà anche nell'uomo.
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