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venerdì 12 luglio 2013

Elogio dell'umanità

In questo momento, in un mondo estremamente dinamico, dove 7 miliardi di invidui vivono quotidianamente obiettivi diversi, dove la natura cambia noi e noi la natura, proiettati come siamo verso un futuro entusiasmante,  ma che ci spaventa allo stesso tempo, ho voluto fare un esercizio mentale, provare a fermare il mio tempo in un istantanea dove tutto resta immobile attorno a me in un silenzio cosmico. Ho provato a vedere ciò che ci circonda con un occhio analitico quasi alieno in un silenzio che mi spaventa. Siamo tutti concentrati sul nostro quotidiano e forse ci stanno sfuggendo cose molto importanti sulla nostra natura  alzando gli occhi al cielo sono rapito da un universo che sta lì con
miliardi di stelle, distanze  infinite, meraviglie della fisica. Mi rendo conto che noi uomini ammiriamo la grandezza di un universo immenso ed imponente, origine di tutto in un big bang per alcuni spontaneo per altri frutto di un disegno divino, ma in ogni caso mozzafiato. Ammiriamo le stelle oltre che nel loro splendore anche come fabbriche di materia di cui anche noi siamo fatti. Ci sentiamo imbarazzati per la nostra piccolezza e temporaneità come se passeggiassimo nudi sulla spiaggia. Allo stesso tempo ci sentiamo infinitamente grandi dentro per essere la punta di diamante della catena evolutiva, almeno quella che conosciamo. Siamo fieri della nostra specie, della nostra evoluzione e sopratutto del nostro cervello in cui si sviluppa un universo infinito di concetti ed idee  che costituiscono la nostra identità per alcuni la nostra anima, in ogni caso un essenza meravigliosa. In questo teatro universale come in una rappresentazione Shakespeareiana manifestiamo la nostra angoscia di essere soli come individui superiori su questa terra. Cerchiamo nell'universo la risposta alla vita perché in fondo l'evoluzione ci ha insegnato a competere ed ad essere animali sociali. Siamo disperati perché le distanze cosmiche  e le leggi della rela
tività ci impongono un a velocità limite, quella della luce, che ci rende ancor più soli, almeno per ora, con le conoscenze attuali. Ci siamo evoluti da individui singoli a cooperazioni di coppia, familiari,per poi organizzarci in tribù, gilde e in fine popoli, perché abbiamo capito che l'aggregazione e la cooperazione sono strategie vincenti in natura. Adesso però seppur presi dai nostri individualismi frenetici quotidiani stiamo propendendo per un'aggregazione globale dove sedere tutti un grande popolo. Il processo ovviamente è complesso e non indolore, non solo perché richiede il superamento degli individualismi e un forte richiamo di appartenenza della specie, ma perché verrà a mancare socialmente un agonismo innato.
Soffermarsi un attimo serve a capire quanto sia stata cruciale, nel processo evolutivo dei mammiferi la comparsa della corteccia cerebrale, che da piccoli topolini notturni  ci ha portato a diventare gli esseri evoluti che siamo grazie ad un ulteriore estensione e  miglioramento di tale corteccia. È indubbio che tutta la nostra storia evolutiva sia incentrata sul l'evoluzione del cervello, la stessa evoluzione o involuzione del nostro corpo in un  modello aspecifico dotato di mani altamente specializzate è un adattamento adottato per soddisfare i bisogni di manipolazione del nostro cervello. Un cervello nato per mangiare, per fuggire ai predatori, ma che poi per l'eccedenza di potenza ha cominciato a pensare in maniera più complessa al futuro e ad astrarre.  Ciò ci ha permesso di sperimentare utensili e quindi inventare la tecnologia. Poi ci siamo chiesti perché le cose avvengono come le vediamo ed è nata la scienza. Tutto questo unito alla formidabile capacità di articolare il linguaggio, grazie anche alla postura eretta, ha accelerato in maniera esponenziale l'evoluzione della nostra specie.
Siamo prossimi ad singolarità evolutiva, cioè il momento in cui l'intelligenza artificiale eguaglierà quella umana. Ciò ci spaventa non poco, ma se ci riflettiamo non sarà un evento traumatico. Poiché siamo noi ad aver creato tale tecnologia la useremo per unirci alle capacità della macchina per estendere le nostre capacità di calcolo sensoriali e cognitive. In fondo lo facciamo già, con le telecamere ad infrarossi, lo zoom, la TAC, il computer e ora ancor di più con i dispositivi mobili la nuvola e internet. Non dobbiamo essere timorosi di fronte a ciò perché è stato sempre così, le nostre mani hanno sempre unito il nostro cervello alla tecnologia dalla clava agli aerei supersonici. Dobbiamo ritrovare il silenzio interiore, la contemplazione e riscoprire gli stimoli. Essi sono unici in ogniuno di noi perché il nostro corpo fa percepire al nostro cervello in maniera unica e irripetibile  ciò che ci circonda. Siamo speciali perché unici, ma siamo simili e ci apparteniamo è questa una grande dote che ci accomuna. Abbiamo per secoli e millenni lasciato tracce monumentali del nostro passaggio sconfiggendo la morte in una più importante immortalità: le conoscenze della nostra specie. La sessualità e la stessa morte sono state e sono ancora risorsa per la vita, per la differenziazione della specie, ma stiamo per reinventare noi stessi.
Siamo vicini nell'avere le conoscenze per manipolare la biologia e la genetica, fino ad oggi l'evoluzione biologica determinava la tecnologia ora invece sta iniziando un processo biunivoco. Lo scenario è esternamente complesso, ma riducibile a due frontiere importanti da un lato i confini delle neuro scienze,dall'altro i confini del cosmo, dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo. Stiamo costruendo forse un super uomo e se oggi ci lasciano emozioni forti i video di persone care ormai scompare, domani la virtualizzazione della loro mente in una macchina ci darà emozioni ancora più forti se ci avvicineremo alla trascendenza umana o sarà una mera illusione come furono le piramidi egiziane lo scopriremo. L'uomo ha sempre cercato di trovare delle risposte alla morte attraverso le sue opere, la filosofia e le grandi religioni. In un conflitto tra agnosticismo e religioni l'uomo sta diventando come dio? A mio avviso la meraviglia dell'universo va oltre qualsiasi filosofia o religione, ma l'uomo deve essere umile nel capire con i mezzi di oggi cosa vuole diventare per fare le scelte migliori. Contemplare se stessi, la propria meravigliosa natura biologica,  mentale, scientifica e artistica deve essere un grande stimolo nel lodare la nostra essenza e natura. Solo così potremmo stimolare un fortissimo senso di appartenenza e convergere tutti nella direzione migliore per l'evoluzione della nostra specie.

Scoprire come siamo fatti dentro attraverso le neuro scienze e la biologia servirà non solo a migliorare la nostra esistenza, ma a potenziare le nostre capacità intellettive a comunicare sempre meglio e più velocemente, a costruire una coscienza globale, una mente globale , una memoria globale che eleveranno esponenzialmente le capacità della nostra mente oltre i limiti fisiologici del nostro cervello e solo così, nati come siamo per essere avventurieri ed esploratori ci lanceremo nei prossimi secoli nel cosmo infinito alla ricerca di nuove terre da colonizzare e chissà anche nuove forme di vita con cui confrontarsi e magari sfrutteremo le nostre conoscenze per mutare geneticamente per adattarci rapidamente a nuovi ambienti alieni. Questo spirito potrà galvanizzarci a tal punto da permetterci, nei milioni di anni, di non estinguerci e non essere solo un passaggio su questo universo come lo sono stati i dinosauri.  Ogni tanto fermiamoci a pensare e a ripeterci ciò che disse Cartesio:"Cogito ergo sum".

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