Moltissime persone lo stanno già facendo.
Vince il premio Galilei 2013 il libro "Il DNA incontra facebook" di Sergio Pistoi, un libro che ci parla di un fenomeno ancora marginale in Italia, ma che si sta diffondendo rapidamente in altri paesi, primi fra tutti gli Stati Uniti, quello cioè di conoscere il proprio DNA e poi condividerlo su degli specifici social network che garantiscono anche una certa privacy, ma che mettono in condizione di scoprire parentele, magari lontane e inaspettate con gente che ha preso strade culturali e logistiche anche molto diverse.
In poco più di un decennio si è passati dall'aver decifrato per la prima volta il genoma umano al poter acquistare su internet un kit per conoscere il propri geni e magari poi condividerli in rete.
Potrebbe sembrare una questione marginale e di poca importanza, ma potrebbe anche, se ben gestita, aiutare il mondo a sviluppare un senso di appartenenza alla stessa specie, a fortificare un legame che in questo momento non sembra particolarmente solido.
Siamo pronti a ricevere tutte queste informazioni? Sappiamo come gestirle? Dov'è il limite tra privacy e condivisione?
Si tratta di informazioni complesse che devono essere correttamente valutate, l'autore stesso ha dichiarato che trova fantastico poter conoscere il proprio genoma, ma che sconsiglia di metterlo a disposizione di chiunque senza pensarci troppo, "non mi disturba però sapere che i miei dati possano essere usati in forma anonima anche da case farmaceutiche e laboratori interessati a fare progredire la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci, purchè venga fatto col mio consenso e in piena trasparenza".
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