I ricercatori del Georgia Institute of Technology di Atlanta, in collaborazione con la NASA hanno approfondito gli studi sui batteri presenti nell'atmosfera, batteri che vivono in condizioni estreme e che sono in grado di favorire la condensazione del vapore acqueo e quindi la formazione delle nuvole.
Lo studio pubblicato sulla rivista dell'accademia delle scienze degli Stati Uniti, PNAS, ha dimostrato che alcuni di questi batteri producono delle proteine che provocano la cristallizzazione dell'acqua avendo quindi un impatto sulla variazione delle temperature.
I batteri studiati si trovano a circa 10 chilometri sul livello del mare, Kostantinos Kostantinidis (a capo del team) e i suoi collaboratori hanno sequenziato il loro DNA e hanno scoperto varie cose tra cui che la composizione e quindi la tipologia delle nuvole varia a seconda degli eventi atmosferici che si sono avuti prima della loro formazione, per esempio gli uragani infatti portano nell'atmosfera batteri altrimenti presenti sulla superficie terrestre, non è chiaro se questi batteri vivano stabilmente a quelle altitudini o vi vengano solo temporaneamente portati da venti e correnti d'aria.
I batteri potrebbero quindi influenzare il clima, se si formano meno nuvole ad alta quota si può aumentare la dissoluzione del calore nello spazio e limitare l'effetto serra, al contrario, bloccando le radiazioni solari le nuvole potrebbero raffreddare il pianeta o zone di esso, ma per meglio capire e appurare il ruolo di questi batteri nella gestione del clima saranno necessari ulteriori studi e approfondimenti.
Un'altro punto di interesse di questo studio è il diffondersi dei batteri, virus e funghi nella trasmissione delle malattie, si è infatti visto che gli uragani possono trasportare questi microrganismi su lunghe distanze da un continente all'altro, (la raccolta dei campioni studiati è stata appositamente effettuata dopo due grandi uragani)
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